A Castelnuovo Bocca D’Adda (LO), l’arrivo di 12 richiedenti asilo è stata la molla per promuovere un progetto di integrazione sociale e rivalutazione comunitaria che ruota intorno a un orto didattico.
Sistemata una casa cantoniera, il comune ha cominciato a coinvolgere sempre più realtà e aziende del territorio per aumentare l’impatto del progetto. I risultati non si sono fatti attendere.
Facciamo un giro in provincia di Lodi per vedere i risultati del lavoro svolto da immigrati e Castelnovesi.
A Castelnuovo Bocca D’Adda i richiedenti asilo coltivano l’orto
Castelnuovo Bocca D’Adda è una cittadina di poco più di 1500 abitanti situata a sud della provincia di Lodi e confinante con il parco regionale dell’Adda Sud.
Quando a inizio 2015 la provincia mise a disposizione una casa cantoniera abbandonata per farne un centro d’accoglienza, il sindaco di Castelnuovo, Marcello Schiavi, non ebbe esitazioni a chiederne la gestione. Il suo progetto era tanto ambizioso quanto importante: offrire ospitalità ai rifugiati in uno spazio dove incentrare le attività della comunità locale.
Quale ambiente migliore per far interagire ragazzi africani e Castelnovesi, se non un orto? Sin da subito, infatti, era chiaro che oltre al rinnovo della struttura abitativa, fosse necessario gestire lo spazio scoperto della proprietà come un orto aperto a tutti.
Per realizzare questo sogno, si sono messe all’opera moltissime realtà pubbliche e private: la Provincia di Lodi, l’Azienda Speciale Consortile per i Servizi alla Persona, l’Istituto tecnico agrario “Tosi” che ha fornito supporto nella realizzazione degli orti e infine la Fondazione Comunitaria di Lodi che ha sostenuto le spese di ristrutturazione.
Burocraticamente, il progetto è cominciato a fine 2015 ma ha visto la luce nel febbraio del 2017, quando le porte sono state aperte a 12 richiedenti asilo.
L’orto della casa cantoniera diventa punto d’incontro comunitario
Nella casa cantoniera di S. Antonio, frazione di Castelnuovo Bocca D’Adda, gli ospiti non sono rimasti mai con le mani in mano. La gestione dell’orto non è mai stata in discussione e, con l’importante aiuto dei volontari dell’istituto agrario della zona, i ragazzi ospitati hanno sistemato a dovere il terreno, seminato e gestito le piante fino al raccolto. Mansioni, queste, che permettono loro di imparare un lavoro e al contempo di interagire con gli abitanti della zona imparando l’italiano, un po’ com’è avvenuto nel caso degli “Orti senza frontiere” di Cavenago.
I prodotti dell’orto vengono consumati e cucinati nella casa cantoniera dai ragazzi, orgogliosi di potersi prendere completamente cura di se stessi e di mantenere la loro cultura culinaria.
Ma non c’è solo lavoro: in questi mesi le associazioni locali si sono impegnate a coinvolgere i ragazzi nelle attività, come partite di calcio e ricorrenze parrocchiali, per renderli veramente parte integrante della comunità. Proprio come lo scorso 2 giugno, quando durante “La festa dei Popoli”, tra risate e un balli, è stato annunciato l’avvio di un nuovo progetto di agricoltura sociale finanziato dal “Progetto Rigenerare Valore Sociale”: “Orti didattici di comunità”.
“Orti didattici di comunità”, il nuovo progetto dei Castelnovesi
L’avvio di “Orti didattici di comunità” ha permesso all’iniziativa di allargare i propri orizzonti e coinvolgere sempre più persone: i 500 metri quadrati di orto che circondano la casa cantoniera verranno coltivati non solo per sostenere i rifugiati ma anche con finalità didattiche.
L’orto diverrà quindi un polo di aggregazione per la comunità, le realtà locali e i richiedenti asilo; entità che convivono su un territorio e che grazie a questo progetto potranno confrontarsi in prima persona e trovare punti d’interesse comune.
Si cercherà di creare un network virtuoso che possa comprendere tutte le realtà sociali della zona con l’idea di farle agire in modo sinergico per il bene dell’intera popolazione.
Nel frattempo è partito il primo corso all’interno della casa cantoniera, un workshop teorico-pratico sulla progettazione degli orti a cui possono partecipare proprio tutti, anche chi di solito non frequenta questo ambiente.
Nel futuro ci si aspetta che gli immigrati possano contribuire attivamente alle attività di Castelnuovo Bocca D’Adda, in particolare con il recupero degli orti dismessi dagli anziani del paese e la consegna della produzione alla rete di agricoltura sociale della zona.
Photo credits: Cooperativa Sociale Le Pleiadi Servizi