Tutti a zappare l'Ortoborto, l'orto per l'integrazione sociale

Tutti a zappare l'Ortoborto, l'orto per l'integrazione sociale

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Un orto aperto a tutti per abbattere i muri della discriminazione

Ragogna è un paese di 3000 abitanti in provincia di Udine, poco lontano da San Daniele del Friuli, patria del Prosciutto Crudo.

Se a San Daniele si allevano i maiali, a “Ruvigne” tutti possono coltivare ortaggi ad Ortoborto: l’orto aperto a tutti, ma proprio a tutti, perché per definizione è “democratico, generoso e universale”.

Andiamo a trovare i nostri amici friulani e, accompagnati da Maria Teresa, scopriamo come è nata questa bellissima iniziativa.

Dall’ufficio a Ortoborto per aiutare chi ha bisogno!

Ortoborto: che cos'è?

Ortoborto è un’associazione sociale che si propone di promuovere l’orticoltura e l’agricoltura al fine di supportare l’integrazione sociale tramite un ambiente, l’orto, dove non esiste razza né colore perché “patate e pomodori non vengono meglio o peggio secondo la nazionalità di chi li coltiva. Vengono bene se si rispettano la natura e l’ambiente”.

A Ortoborto funziona così: è aperto a tutti, associati e non, e chiunque può portarsi a casa una sporta di ortaggi nel rispetto del prossimo. 

Ma ora facciamo un passo indietro, perché Ortoborto è anzitutto un sogno divenuto realtà: il sogno di Maria Teresa che, dopo una vita da scrivania tra Milano e Londra, abbandona gli uffici e decide di tornare alla terra in cui è nata per vivere all’aria aperta. Una scelta non semplice ma necessaria, frutto dell’amore per gli spazi aperti e la passione per l’orto tramandatagli dal padre.

La famiglia Bortoluzzi ha infatti sempre coltivato la terra intorno casa e non ha mai avuto problemi a ospitare gli avventori, anzi, come racconta Maria Teresa “Ortoborto esisteva già! Nella e Loris (i suoi genitori ndr) hanno sempre accolto tutti nella nostra casa di Via Petris.

Ora che mio padre non c’è più, ho portato avanti proprio questo spirito. Con il gruppo che si è andato a formare abbiamo allargato le aiuole coltivate e condiviso lo spazio a chiunque sia interessato: perché all’orto non interessa la provenienza, la religione, il genere o l’orientamento sessuale di chi lo lavora.”

Ortoborto: la storia

Ortoborto apre i battenti nel 2016 e dopo pochi mesi ha già tantissimi associati che il sabato mattina si presentano a zappare, falciare, annaffiare e raccogliere.

E l’orto non vede l’ora di rivedere la signora Maria, esperta 80enne che continua a informarsi di orticoltura in internet, o Marco che raggiunge San Giacomo a Ragogna da Udine con l’idea che i giovani disoccupati non dovrebbero stare a casa in attesa di un lavoro ma mettersi in gioco e zappare la terra.

C’è anche Waiz che, arrivato dal Pakistan, ora si sente proprio a casa sua ed è entrato a far parte della famiglia Bortoluzzi, tanto da chiamare “mamma” la signora Nella!

Il sabato mattina si zappa, si raccoglie e si fa merenda insieme!

Ortoborto: il sabato è giorno di raccolto

Ortoborto apre i battenti alle 9 di ogni sabato mattina: c’è chi zappa, chi raccoglie, chi sfalcia l’erba. C’è sempre qualcosa da fare, anche se non si ha voglia di imbracciare gli attrezzi.

E per l’occasione arrivano persone da tutto il Friuli, anche perché chi lavora può portare a casa cibo sano, frutto del sudore della fronte. E chi non ha voglia di sudare? Nessun problema, le porte di Ortoborto sono sempre aperte e chiunque può passare un po’ di tempo all’aria aperta, in un ambiente sereno e rasserenante. Perché se c’è una legge non scritta in orto è che quando si lavora è meglio parlare poco, risparmiare le forze e godersi il silenzio e i suoni della natura.

A metà mattinata ci si ferma tutti insieme sotto la tettoia a far merenda con le torte della signora Lella e un buon tè, e anche se il lavoro è tanto, è impossibile resistere al profumino e al sapore di questo spuntino, provare per credere!

Terminata la pausa si torna nell'orto, si offre un pezzo di torta ai ritardatari e si fa conoscenza con i nuovi ortisti e i curiosi. E se chi non lavora volesse degli ortaggi? Nessun problema, con una piccola donazione può gustare queste prelibatezze biologiche e al contempo sovvenzionare una realtà che si autosostiene e si autofinanzia.
Oggi Ortoborto è un vero e proprio punto d’incontro per persone di ogni tipo, età e genere: è frequentato dagli anziani del luogo, dai giovani di mezzo Friuli, da richiedenti asilo e da un gruppo di ragazzi pakistani. L’associazione non ha però intenzione di fermarsi qui.
Ortoborto: un crocevia di cultureL’orto può infatti veicolare tantissimi messaggi e aiutare sempre più persone a sentirsi utili e accettate, abbattendo i pregiudizi che si possono creare attorno a gruppi o classi sociali.

Ed ecco che già si pensa di coinvolgere il Centro di Salute mentale della zona per aiutare i pazienti tramite l’orticoltura, un percorso che ha già avuto riscontri importanti presso altre realtà simili, come, ad esempio, l’orto dell’ospedale di Modica.

Non solo, in estate cominceranno alcuni laboratori rivolti ai più piccoli e attività contro lo spreco alimentare; sembra anche che possa partire la coltivazione di grani antichi della zona all’interno del progetto “Patto della Farina”.

Insomma, Ortoborto non si ferma mai e porta avanti le sue attività con uno spirito libero e felice, aperti ad ogni proposta e ad ogni persona. Anzi, vi stanno aspettando proprio ora; passate a trovare Maria Teresa e i suoi amici, verrete di certo rapiti dai loro modi affabili e dalle torte della signora Lella e, fidatevi, non vedrete l’ora di tornare a trovarli!



Foto credits: Ortoborto

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