Prof.ssa Elisabetta Miraldi
Docente di Biologia Farmaceutica
Prof. Marco Biagi
Università degli Studi di Siena
Dipartimento di Scienze Fisiche,
della Terra e dell’Ambiente
U.O. Biologia Farmaceutica
La curcuma è una spezia utilizzata da millenni nella tradizione indiana sia come ingrediente di molte ricette (e uno dei principali ingredienti del curry), sia come rimedio medicinale. Questa pianta è originaria di Giava ma trova il suo habitat naturale anche in India, America centrale, Antille e Malesia. Negli ultimi anni, è nota in Occidente anche in ambito scientifico per i suoi molteplici effetti benefici, testimoniati da migliaia di studi, la maggior parte dei quali recentissimi. La curcuma o Turmeric, come viene chiamata dagli inglesi e dagli indiani, è una spezia di colore giallo ricavata dalla porzione sotterranea essiccata di “Curcuma longa” L. (C. domestica Valeton), appartenente alla famiglia delle Zingiberaceae, la stessa dello zenzero. La parte utilizzata per ottenere la spezia non è la radice, come erroneamente riportato in moltissimi testi, quanto piuttosto una porzione di fusto (rizoma) che diviene sotterraneo e che si riempie di sostanze di riserva. Il rizoma viene estirpato, tagliato a fette rotonde e fatto essiccare: dopo questo trattamento, diventa di colore giallo intenso-arancione ed emana un gradevole odore. I componenti che danno il sapore a questa spezia sono estremamente volatili e quindi il suo gusto si perde facilmente, mentre i componenti che danno il caratteristico colore sono stabili e il giallo si conserva nel tempo.
Le sostanze benefiche
Il colore giallo della Curcuma è dovuto perlopiù ai pigmenti in essa contenuti, detti curcuminoidi: il principale tra questi (ne costituisce circa il 90%) è la curcumina, utilizzata anchecome colorante alimentare e, secondo la codifica dell’Unione Europea, identificato come E 100. Il contenuto in curcumina del rizoma di “Curcuma longa” L. varia dallo 0.6 al 5% della massa essiccata.
I curcuminoidi appartengono alla classe dei polifenoli, molecole presenti nei vegetali in più di 4.000 forme diverse; pur non rappresentando fattori indispensabili alla vita dell’uomo, hanno recentemente assunto una grande importanza per un possibile ruolo nella prevenzione delle patologie cardio-circolatorie e neoplastiche.Proprio nelle capacità antiossidanti, largamente provate in vitro, sembra risiedere il motivo dell’azione dei polifenoli sulla salute umana, ma la loro scarsa biodisponibilità è il fattore che maggiormente rende difficile un possibile ampio utilizzo sistemico di queste molecole.
Nella curcuma sono inoltre presenti un olio essenziale, zuccheri (in particolare fruttosio) e minerali (3,5% della massa totale), proteine e acidi grassi.
Usi terapeutici tradizionali
Gli utilizzi terapeutici sono innumerevoli: basti pensare che alle Hawaii, dove è chiamata “holena”, la curcuma è alla base di tutta la medicina tradizionale, e che in India viene utilizzata da secoli nella medicina ayurvedica. Oltre all’uso in cucina per dare colore ai cibi e come conservante, la curcuma è infatti impiegata nella medicina tradizionale Indiana per trattare diversi disturbi, come la flatulenza, la dissenteria, le ulcere, l’artrite, le infezioni della cute e dell’occhio. La curcuma s’impiega nella medicina ayurvedica come depurativo generale, come rimedio digestivo, in presenza di febbre, infezioni, dissenteria, artrite, itteriziae vari disturbi epatici. La medicina cinese impiega invece la curcuma per problemi epatici e alla cistifellea, per le emorragie, per le congestioni al petto e i disturbi mestruali, nelle flatulenze, in caso di presenza di sangue nelle urine, nel mal di denti, nelle contusioni e nelle ulcerazioni (per uso esterno).
Migliaia di studi, la maggior parte dei quali pubblicata negli ultimi quattro anni, confermano le notevoli proprietà anticancerogene, antinfiammatorie e soprattutto antiossidanti della curcumina; ed è recente inoltre l’interesse per il suo potenziale neuroprotettivo.
Effetti sulla bile
Aumentare sia la produzione che il flusso biliare: questi gli effetti attribuiti ai componenti dell’olio essenziale e alla curcumina. Sono ben documentate, inoltre, le proprietà stimolanti la muscolatura biliare, le proprietà carminative (dilimitazione della formazione e ristagno di gas) e antispastiche a livello intestinale. Tuttavia, poiché la curcumina e gli altri curcuminoidi non vengono sufficientemente assorbiti in seguito alla somministrazione orale, è probabile che l’olio essenziale sia il primo responsabile di questa attività.
Attività antinfiammatoria
I primi studi clinici sull’uomo sembrano confermare la sua azione antinfiammatoria e antiartritica, anche se occorrono ulteriori conferme; in soggetti con Morbo di Crohn l’assunzione di curcumina ha permesso la riduzione del trattamento farmacologico; in alcuni casi di colite ulcerosa si è dimostrata efficace nel mantenimento della remissione, e in associazione con la piperina ha ridotto il livello di perossidazione lipidica in pazienti con pancreatite.
Attività antitumorale
L’osservazione che molti tipi di cancro sono più comuni in occidente che non in India, dove è noto l’alto consumo di curcumina con la dieta, ha fatto pensare a una sua potenziale attività antitumorale. Studi in vitro hanno dimostrato che la curcumina è in grado di ridurre l’angiogenesi in cellule endoteliali umane; inoltre sembrerebbe inibire l’espressione del gene p53, che svolge un ruolo fondamentale nell’evoluzione di diversi tipi di cancro. Per queste proprietà, la curcumina è stata testata sia come agente chemioterapico che chemiopreventivo in diversi modelli animali di carcinogenesi. Da questi studi sono emerse le proprietà protettive della curcumina soprattutto a livello intestinale ed extraintestinale. Inoltre, risultati di un trial clinico, hanno suggerito che la curcumina, somministrata per via orale, può avere effetti chemiopreventivi sulla progressione dilesioni pre-maligne o ad alto rischio. Dosaggi compresi tra i 450mg e i 3,6g al giorno sono stati testati in pazienti con cancro colorettale. Sei mesi di trattamento con circa 1,5g al giorno di curcumina sono risultati efficaci nella riduzione sia del numero che della dimensione dei polipi in pazienti affetti da poliposi adenomatosa familiare.
Nonostante siano circa 2.500 gli studi in vitro e in vivo che hanno valutato le proprietà antitumorali della curcumina, gli studi clinici condotti perlopiù su piccoli numeri di soggetti sono solamente una quarantina. In generale essi hanno indicato che la curcumina a dosi elevate, fino a 15g al giorno, assunte per bocca per un periodo di tempo inferiore ai tre mesi, è del tutto sicura.
Curcuma e malattie neurodegenerative
Come già accennato, la curcuma e la curcumina esercitano una spiccata attività antiossidante; è stato quindi ipotizzato che la curcumina possa trovare impiego preventivo o terapeutico per patologie croniche come quelle cardiovascolari e neurodegenerative. Alcuni studi su popolazioni di anziani asiatici confermano, inoltre, che coloro che consumano regolarmente curry, e quindi curcumina, hanno una migliore performance comportamentale e intellettuale rispetto a coloro che non ne fanno mai uso. Per tale motivo recentemente la curcumina e stata proposta come farmaco potenziale per il trattamento dell’Alzheimer, e studi preliminari su animali hanno dimostrato il miglioramento del quadro clinico associato alla patologia e la riduzione del deficit cognitivo in modelli sperimentali animali, anche se non hanno ancora permesso di chiarirne completamente i meccanismi.
L’Alzheimer e il Parkinson sono due malattie neuro-degenerative che colpiscono molte persone, in particolare anziani, compromettendo la qualità della loro vita.
Il Morbo di Parkinson è causato dalla degenerazione e dalla morte di cellule nervose situate in una zona del cervello chiamata Sostanza Nera; la lesione in questa parte del cervello arresta la produzione di dopamina, un neurotrasmettitore che controlla molte funzioni motorie.
La Malattia di Alzheimer è la causa più comune di demenza (60%) e affligge circa il 6-7% della popolazione oltre i 65 anni, ma si prevede che la sua incidenza triplicherà nei prossimi cinquant’anni; essa si manifesta, oltre che con i tipici problemi di memoria, anche con altri disturbi come confusione, cambiamenti di umore e disorientamento spaziotemporale.
Le zone cerebrali interessate dalla patologia, sono caratterizzate dall’accumulo nello spazio extracellulare di formazioni definite “placche senili”, formate da una proteina detta amiloide. Studi recenti hanno dimostrato che la curcumina esercita un’azione importante nell’abbassamento dei livelli di tale proteina, ormai da alcuni anni considerata universalmente come la sostanza responsabile della degenerazione dei neuroni cerebrali. Lavori sperimentali approfonditi hanno verificato quantitativamente il tasso di riduzione della densità delle placche, ma soprattutto la capacita della curcumina di prevenire la formazione di nuovi depositi e il recupero funzionale di neuroni danneggiati. In esperimenti ripetuti danumerosi laboratori, si è effettivamente osservato che in topi transgenici esprimenti la Malattia di Alzheimer e trattati con dosi basse di curcumina, i livelli di βamiloide si riducono di circa il 40% rispetto a quelli delle cavie non trattate; le stesse dosi producono anche una diminuzione del 43% nella densità delle placche amiloidi. Sorprendentemente, si è notato che, nel lungo periodo, le dosi più basse di curcumina si mostrano realmente più efficaci, rispetto alle dosi elevate, nel contrastare il processo neurodegenerativo provocato dalla malattia di Alzheimer.
Purtroppo, come già accennato precedentemente, la curcumina non ha né un buon assorbimento intestinale né una lunga durata nel circolo sanguigno.
Sicuramente, l’assenza di effetti collaterali a lungo termine e la possibilità di utilizzare dosaggi bassi, fa sì che la curcumina possa trovare un ruolo clinico nel contribuire alla prevenzione della malattia di Alzheimer.
Come consumarla
I benefici della curcuma dipendono principalmente dai suoi polifenoli che, però, sono scarsamente assorbibili. L’associazione con pepe, zenzero, olio, burro o enzimi digestivi aumenta le concentrazioni circolanti di curcumina, a testimonianza di un aumentato assorbimento. Nel caso di infiammazioni del tratto gastrointestinale (come ad esempio nelle gastriti o nelle coliti), possiamo consumarla da sola, aggiunta agli alimenti o come tisana, per favorirne la localizzazione nelle mucose del tubo digerente.
È importante sottolineare comunque che tutti i risultati ottenuti negli studi preclinici e clinici qui riportati sono dovuti all’utilizzo di curcumina in forma di supplemento e non semplicemente all’uso della curcuma come spezia.
Tratto da
Elisir di Salute (copyright)
il punto di vista di medici e ricercatori
settembre/ottobre 2015