Dott. Danilo Carloni
Farmacista - Erborista
Consiglio Direttivo SIFit (Società Italiana di Fitoterapia)
Docente Master di Fitoterapia - Università di Siena
Docente Società Medica Bioterapica Italiana
Scuola Superiore di Omeopatia
Le proprietà farmacologiche dello Zenzero sono numerose e probabilmente non tutte note sebbene venga utilizzato da circa il 40% della popolazione mondiale, sia come condimento che come rimedio contro diversi disturbi. I principali costituenti chimici, caratterizzanti le proprietà sia terapeutiche che alimentari, sono forniti dall’oleoresina e dall’olio essenziale; ritroviamo nella prima i componenti “pungenti” gingeroli e shogaoli e loro omologhi; lo zingerone, altro derivato dai gingeroli, è stato il primo componente dell’oleoresina ad essere stato identificato. L’olio essenziale, la cui composizione varia in funzione della provenienza geografica della pianta, contiene invece alcoli e vari idro- carburi mono e sesquiterpenici. Secondo alcuni autori sarebbe opportuno utilizzare il rizoma integralmente, non sbucciato, perché è nella scorza che risiederebbe la maggior quantità di oleoresina e olio essenziale.
Una pianta originaria dell’India
Comunemente noto come “Ginger”, ma in Botanica “Zingiber”, lo Zenzero è una pianta erbacea perenne originaria dell’India, dove viene ampiamente coltivato, ma è diffuso anche in Cina, Sud-Est Asiatico, Filippine, Australia, nelle regioni tropicali dell’Africa oltre che in Giamaica. Appare come un cespuglio voluminoso dotato di un rizoma, ossia di un prolungamento interrato del fusto, sotterraneo e ramificato a forma di dita; dal rizoma origina un fusto sterile, senza fiori, con foglie lunghe 15-30 cm a forma lanceolata, lisce e di colore verde pallido. Accanto al fusto sterile germogliano i fusti floreali alti oltre il metro e ricoperti di foglie affusolate.
È il rizoma la parte che viene utilizzata sia in Medicina che in campo alimentare; esistono varie tipologie di rizoma di Zenzero che si distinguono sia per l’aspetto che per l’aroma, che può essere speziato o caldo, dolce-piccante o pungente-forte, a seconda del luogo di provenienza della pianta. Lo Zenzero giamaicano è considerato quello di migliore qualità, tuttavia sono molto apprezzati anche l’australiano e il bengalese. Oggi le maggiori quantità di rizoma, circa l’80%, provengono dalla Cina.
Lo Zenzero nella Medicina Cinese
Fonti storiche indicano che proprio in Cina, già 300 anni a.C., la pianta era utilizzata per la cura di raffreddori, come stimolante la funzione digestiva e come aromatizzante. In Medicina Cinese si parla di “Sheng Jiang” quando ci si riferisce al rizoma dello Zenzero fresco e giovane, e di “Gan Jiang” se il rizoma viene utilizzato dopo essere stato essiccato al sole.
Il rizoma fresco, se consumato con latte caldo e curcuma, viene indicato come mucolitico utile a liberare le vie respiratorie congestionate ma anche come riscaldatore dello stomaco, per cui in grado di stimolare l’appetito e promuovere la digestione; il rizoma essiccato è invece indicato come tonificante lo Yang (in Medicina Cinese rappresenta l’energia che ha il compito di attivare le funzioni del corpo e quindi riscaldare l’organismo), e sarà quindi utile come rinvigorente e rivitalizzante.
Proprietà digestive e antinausea
Lo Zenzero agisce prevalentemente sul tratto gastrointestinale, verso il quale esprime un’azione digestiva perché stimola la secrezione salivare e gastrica, rinforza il tono della muscolatura liscia intestinale, favorisce l’escrezione nel duodeno dei succhi biliari, importanti per la digestione dei grassi, e utili contro Stipsi e Dispepsia (difficoltà digestiva), e infine ha attività antiemetica (previene o diminuisce il disagio di nausea e vomito). L’effetto antiemetico/antinausea è stato ampiamente studiato e confermato nell’efficacia anche in situazioni particolari in cui il vomito veniva indotto da sostanze emetiche e fortemente irritanti la mucosa gastrica, come alcuni farmaci antitumorali (da qui il potenziale utilizzo dello Zenzero nella nausea indotta da chemioterapia).
La Commissione E, l’equivalente tedesco della “Food and Drug Administration” (FDA) americana, assegna al rizoma dello Zenzero la capacità di curare i sintomi della Dispepsia e di prevenire la nausea da Cinetosi (disturbo neurologico che sopraggiunge in seguito a spostamenti ritmici o irregolari del corpo). Inoltre, le Monografie ESCOP e OMS descrivono lo Zenzero come utile anche nella nausea post-operatoria.
Alcuni studi hanno dimostrato un’efficacia superiore al placebo nel ridurre l’incidenza e la severità di nausea e vomito in donne gravide che hanno assunto, nel primo trimestre di gestazione, 1 grammo di rizoma ripartito in tre somministrazioni per 3-4 giorni, evidenziando una buona tollerabilità.
Come agisce
Il meccanismo d’azione che spiegherebbe in parte tali effetti, sarebbe legato all’interazione dei costituenti attivi con alcuni recettori della serotonina dislocati nello stomaco e denominati 5HT3. Questi recettori, una volta attivati (per esempio da un insulto farmacologico, dal cibo o dall’alcool), sono implicati nella genesi del vomito perché in grado di emettere, attraverso le vie vagali, un segnale emetico verso il Sistema Nervoso Centrale; i componenti chimici dello Zenzero hanno la capacità di bloccarli e produrre così il controllo di nausea e vomito. Lo Zenzero deve i suoi effetti positivi sul processo digestivo anche grazie all’interazione degli shogaoli con la Sostanza P, un neuropeptide che concorre a livello gastro-enterico a stimolare la funzione motoria di stomaco e intestino.
Antinfiammatorio e antidolorifico
Allo Zenzero vengono attribuiti benefici effetti nelle Malattie infiammatorie articolari e nei Reumatismi: queste proprietà, già descritte dalla Medicina Ayurvedica, sono state verificate da alcuni studi in cui è emerso che la pianta è in grado di ridurre la produzione di mediatori dell’infiammazione, come prostaglandine e leucotrieni. I gingeroli e gli shogaoli sarebbero utili nell’inibire i livelli di monossido di azoto (importante pro-infiammatorio e pro-radicalico) e di svolgere un effetto analgesico, superiore a quello del placebo, nei confronti di Osteoartriti, del dolore muscolare da sforzo e dell’Emicrania; lo zingerone mostra inoltre un importanze effetto antiossidante e neutralizzante i radicali liberi. Gli effetti antinfiammatori dello Zenzero sarebbero inoltre confermati dalla proprietà di abbassare la febbre.
Una recente ricerca Neo Zelandese ripropone l’uso dello Zenzero come efficace antidolorifico anche per applicazioni locali (come da Tradizione Medica Cinese) nel trattamento del dolore osteoartritico. L’Osteoartrite è una delle principali cause di dolore muscolo-scheletrico e di disabilità; l’applicazione di compresse di cotone impregnate con un estratto acquoso di Zenzero, per 30 minuti al giorno, ha prodotto apprezzabili benefici evidenziando un calore costante, maggiore rilassatezza muscolare, un aumento della flessibilità e mobilità articolare e conseguente diminuzione dello stimolo doloroso.
Come consumarlo
Lo Zenzero può essere assunto sotto forma di polvere dispersa negli alimenti, alla dose di 2-4 grammi al giorno, come raccomandato dalla Commissione E Tedesca. Esistono anche numerosi preparati per infusione che prevedono l’utilizzo del rizoma da solo o associato ad altre piante come Curcuma, Limone e Liquirizia, da consumare in genere dopo i pasti. In Fitoterapia la forma farmaceutica più accreditata è riferita alle capsule contenenti l’estratto secco titolato in gingeroli, da assumere sempre in corrispondenza dei pasti. Può essere naturalmente consumato come alimento o condimento. Le Monografie Europee dell’EMA consigliano l’utilizzo della pianta dal sesto anno di età; in ogni caso gli studi clinici mostrano che gli effetti indesiderati dello Zenzero sono sovrapponibili a quelli del placebo e che quindi la pianta è essenzialmente sicura. Viene tuttavia sconsigliata, per le proprietà coleretiche, a Pazienti portatori di Calcoli epatici e a coloro che seguono terapie anticoagulanti vista l’azione antitrombotica della droga.
Tratto da
Elisir di Salute (copyright)
Il punto di vista di medici e ricercatori
marzo/aprile 2018