La Fagiolina del Trasimeno è un prodotto tradizionale delle campagne che circondano l’omonimo lago, un’eccellenza coltivata sin dai tempi degli Etruschi che ha trovato il suo ambiente ideale nel clima di queste zone.
L'ortaggio è un seme multicolore dal sapore particolare che riesce a esprimersi in tutta la sua bontà solo se coltivato lungo le coste del Trasimeno. Dirigiamoci verso la bellissima Castiglione del Lago e cominciamo a passeggiare tutt’attorno al Trasimeno alla scoperta della Fagiolina.
La Fagiolina del Trasimeno si raccoglie esclusivamente a mano
La Fagiolina del Trasimeno è una leguminosa appartenente al genere Vigna, gruppo di vegetali che accorpa diverse varietà di fagioli comuni e non come, ad esempio, i fagioli azuki.
Viene seminata in primavera su terreni freschi e ben illuminati e si sviluppa senza tante difficoltà fino all’estate, quando comincia il periodo di raccolto.
Le difficoltà iniziano proprio nel momento in cui vanno recuperate le sementi prodotte dalla pianta, questo perché tutto il processo produttivo tradizionale non prevede l’uso di tecnologie. Se ciò non bastasse, bisogna ricordare anche che i baccelli di fagiolina maturano scalarmente durante tutta l’estate; questo comportamento costringe gli agricoltori a vagliare i singoli vegetali per almeno 3 mesi in cerca di quelli pronti per la raccolta.
Dopo aver recuperato i baccelli, questi:
- vanno messi ad essiccare al soli;
- vanno lavorati con dei bastoni per liberare i semi al loro interno.
Ecco perché coltivare la Fagiolina è un lavoro difficile, ma non c’è altro metodo, e gli amanti dei legumi ringraziano di cuore.
Se a inizio secolo questo fu uno degli aspetti che limitò la coltivazione, ai giorni nostri le attività manuali sono considerate sinonimo di qualità e genuinità. Queste caratteristiche sono state la fortuna della Fagiolina negli ultimi anni tanto da favorire il suo ritorno sulle tavole del Centro Italia.
Bruschetta, zuppa o con il pesce, come preferisci la Fagiolina?
Con il ritorno nei mercati della Fagiolina del Trasimeno, sono ritornate in auge anche antiche ricette che le nonne non preparavano da anni proprio per la mancanza della materia prima prediletta.
Come prima cosa bisogna assolutamente fare una precisazione, la Fagiolina del Trasimeno è un fagiolo dall’occhio la cui buccia può avere svariati colori, dal salmone a toni più scure, dal marrone al bianco crema.
In passato si era soliti dividere i semi per tonalità perché la fagiolina bianca era destinata alle famiglie più ricche mentre quella multicolore veniva consumata dalle classi meno abbienti.
La peculiarità di questo prodotto è la sua facilità di cottura rispetto agli altri legumi secchi: per preparare la Fagiolina non dovrete mettere in ammollo i semi con 24 ore di anticipo, ma vi basterà farli bollire in acqua per 45 minuti.
Lungo le sponde del Trasimeno, questo legume viene utilizzato per preparare ricette tradizionali, qui i pasti cominciano sempre con una bruschetta alla Fagiolina: una preparazione semplice che prevede di assaporare la fagiolina adagiata su una fetta di pane abbrostolitocondita con:
- olio
- sale
- pepe
Non solo, anche la “fagiolina a delizia” può essere usata come condimento per le bruschette, un po’ come si usa l’hummus di ceci: per prepararla non dovrete far altro che passare al minipimer aglio, fagiolina, mandorle e succo di limone; aggiungete olio, sale e pepe a dovere e il gioco è fatto.
Tra i primi piatti non si può scordare la squisita zuppa di fagiolina, una portata sostanziosa capace di riscaldare anima e corpo durante le fredde serate autunnali. In molti hanno rielaborato questa portata aggiungendo il tartufo agli ingredienti originali: il risultato è un piatto elegante, con sapori ricercati e ben equilibrati tra loro.
Ideale come contorno in abbinata a diversi tipi di carne, questo legume è perfetto anche nel caso debba accompagnare del pesce d’acqua dolce, specie se pescato nel lago da cui prende il nome.
Da 2000 anni sulla tavola degli italiani
La Fagiolina del Trasimeno altro non è altro che un tipo di fagiolo dall’occhio, il seme della Vigna unguiculata. Questa pianta, originaria dell’Africa del Nord, viene coltivata da millenni nel nostro Paese, principalmente tra la Toscana e l’Umbria.
- Sono stati gli Etruschi, infatti, i primi a importare il vegetale e mettere in atto le coltivazioni di fagiolina in tutto il Centro Italia. Qualche secolo dopo, i Romani conquistano queste terre ereditando anche la cultura agronomica etrusca, fagiolina compresa. In epoca romana troviamo testimonianze scritte che ci parlano delle caratteristiche della fagiolina e della sua coltivazione nei pressi del lago Trasimeno (Plinio il Vecchio in Naturalis Historia).
- Anche in Grecia la fagiolina trovò fortuna, nella penisola ellenica questa coltivazione è raccontata da Teofrasto nel suo Historia Plantarum (intorno al 300 a.C).
- La coltura della fagiolina non si arrestò nemmeno dopo la scoperta dell’America e il successivo sbarco in Europa del fagiolo vero e proprio, quello che oggi definiamo “fagiolo comune” ma che fino ad allora era sconosciuto al Vecchio Mondo.
- Questo legume trova attestazioni di stima addirittura nella prima edizione della Guida Gastronomica d’Italia del Touring Club Italiano del 1931; nonostante ciò, nei decenni successivi la coltura della fagiolina è stata progressivamente abbandonata a favore del fagiolo importato dall’America, di certo più semplice da coltivare.
Fortunatamente alla fine del secolo scorso la Fagiolina è stata reintrodotta in pieno campo dopo anni di segregazione negli orti familiari di Umbria e Toscana.
E grazie a queste realtà, pronte a investire attivamente su questa specie antica, e al riconoscimento da parte di Slow Food, oggi è ancora possibile gustare i semi multicolore della Fagiolina del Trasimeno, un alimento che in Italia si consuma da almeno 2000 anni.