L’italia è un paese ricco di biodiversità, anche quando si parla di frutti rari e antichi.
In passato abbiamo già trattato questo tema, interessati a riscoprire questo patrimonio e a condividerlo con voi.
Abbiamo scovato altre quattro piante da frutto i cui raccolti sono poco utilizzati seppur queste piante siano presenti allo stato naturale in gran parte d’Italia.
Vediamole insieme.
Amoli, un frutto antico cresce su alberi comuni
Il Mirabolano (Prunus cerasifera) è un albero molto comune e molte sue varietà vengono normalmente usate a scopo ornamentale (Prunus cerasifera var. Pissardi). Specie appartenente alla famiglia delle Rosaceae alla pari di pero e melo, viene solitamente definita amolo, brombolo o rusticano da quei pochi che ancora la coltivano per poter raccogliere i suoi frutti.
Questo albero cresce spontaneo in gran parte dell’Europa, Italia compresa e grazie alla sua rusticità riesce a produrre frutta senza che l’uomo debba compiere alcun sforzo.
Gli amoli, così vengono chiamate le drupe prodotte dal mirabolano, sono frutti tondi simili a ciliegie ma di dimensioni maggiori, come fossero delle piccole mele con polpa simile a quella delle susine. Da consumare freschi, durante la primavera gli amoli possono essere assaporati ancora verdi ma all’assaggio risultano aspri. Stupiscono grazie ad un sapore piacevolmente dolce se consumati a piena maturazione, intorno a inizio estate, quando la loro buccia si presenta di color giallo rossastro.
Crespino comune, frutto acidulo poco conosciuto
Il Crespino comune (Berberis vulgaris) è un arbusto che cresce spontaneo in gran parte del territorio italiano dai 100 ai 2000 ms.m.. Chiamato anche solo Berberis, questa pianta deve il suo nome botanico alla forma concava dei petali e delle foglie: “berberi” in greco indica le conchiglie.
Il crespino fiorisce intorno a metà primavera e mostra i suoi frutti nel prosieguo della stagione, fino a luglio quando le piccole bacche oblunghe di circa 1 cm acquistano una colorazione rossa e possono essere raccolte.
Durante il raccolto prestate attenzione alle spine poste lungo i rami della pianta, così da poter portare in tavola un frutto raro senza doverne subire conseguenze.
Ricco di qualità depurative e antipiretiche, i frutti del crespino hanno un sapore acidulo molto intenso che non soddisfa molto i palati moderni. Tanto che in passato le bacche del crespino venivano lasciate a maturare sui rami fino alla prima gelata, così facendo la frutta acquista un sapore più dolce e piacevole.
Ricchi di vitamina C e acido malico, a cui si deve il sapore aspro, i frutti del Berberis vengono utilizzati per preparare sciroppi, bevande o marmellate; purtroppo in Italia questa tradizione è andata pressoché persa ma in Russia e in Iran le bacche del crespino vengono considerate una prelibatezza e sono presenti in molte ricette tipiche.
Sambuco, frutto raro da consumare con parsimonia
Il Sambuco comune (Sambucus nigra) è un arbusto che cresce spontaneo un po’ in tutta Europa, Italia compresa.
Lo si trova lungo i corsi d’acqua come a lato delle strade dato che con la sua rusticità può adeguarsi a terreni e climi anche molto diversi tra loro. Oltre ad essere onnipresente sul nostro territorio, il sambuco è conosciuto da molti per i suoi fiori commestibili, pochi invece sanno che, evitando di cogliere tutte le infiorescenze, potrebbero godere anche dei suoi frutti: piccole bacche lucide di color scuro che maturano dopo la fine di agosto.
Le bacche di sambuco sono facili da raccogliere ma vanno consumate con molta cautela, sempre previo cottura: non solo per una questione di sapore ma anche per il fatto che i semi (2 o 3 per bacca) presentano un composto potenzialmente tossico.
I frutti del sambuco sono quindi commestibili ma vanno gestiti con attenzione durante l’utilizzo in cucina: per preparare le deliziose marmellate o le buonissime gelatine di sambuco è necessario eliminare tutti i semi.
Inoltre è bene non esagerare con queste prelibate e ricercate portate, la polpa delle bacche di sambuco ha qualità lassative non indifferenti, qualità che potrebbe aiutare chi soffre di stipsi ma al contempo creare non pochi problemi a chi non ne soffre.
Il pero corvino e i suoi piccoli pomi neri
Il pero corvino (Amelanchier ovalis) è un arbusto dai rami rossastri appartenente alla famiglia delle Rosaceae, è quindi un parente stretto di gran parte degli alberi da frutto più comuni, come melo, pero e ciliegio, per citarne qualcuno.
Specie poco comune, grazie alla sua rusticità cresce spontanea anche in ambienti poco adatti alla vita vegetale, come possono essere pendii e ambienti rocciosi: per sopravvivere basta che non debba sopportare lunghi periodi di siccità, specie durante il periodo estivo.
Intorno a luglio il pero corvino porta piccoli pomi sferici di colore tendenzialmente nero, frutti rari dal sapore simile a quello della pera che contengono molti semi, fino a 10.
La gran presenza di semente toglie un po’ di appetibilità al frutto che in ogni caso possiede un sapore dolciastro unico nel suo genere e molto ricercato. Ecco perché i più son soliti utilizzare i frutti di pero corvino sotto spirito o per preparare marmellate o confetture dal gusto particolare.