I “frutti” della pianta di cardo si colgono durante i periodi freddi dell’anno: considerati ingredienti prelibati e pregiati fin dai tempi degli antichi romani, oggi vengono consumati principalmente in Piemonte grazie a una serie di piatti tipici che ne prevedono l’utilizzo.
Il cardo può essere però coltivato in tutta Italia e, seguendolo con le dovute accortezze, dà sempre molte soddisfazioni.
Seguiteci nell’orto per imparare come coltivare la pianta di cardo e come raccogliere i suoi frutti.
Si trapianta in primavera e si raccoglie in inverno
Il cardo è una specie che alle nostre latitudini viene coltivata come annuale. Questa pianta, infatti, risente delle basse temperature: perisce se il termometro scende di 2 gradi sotto lo zero e ferma il suo sviluppo sotto i 7 °C.
È una pianta che può raggiungere i 150 cm di altezza grazie a una vegetazione rigogliosa che si diparte dalla base. Di questo vegetale si consumano i grossi piccioli che sostengono le foglie: strutture vegetali carnose che possono raggiungere dimensioni di tutto rispetto (in alcuni casi si possono trovare cardi con costolature larghe più di 10 cm).
- La coltivazione del cardo comincia con la semina, alcuni dispongono i semi direttamente sul terreno, noi invece vi consigliamo di produrre piantine in vasetto da trapiantare in un secondo momento.
- Seminate il cardo al centro di vasi da 10 cm di diametro e sistemateli in un ambiente in cui siano assicurate temperature superiori ai 20 °C, in queste condizioni le piante germineranno in meno di due settimane.
- Mentre seguite i vasetti, sistemate il terreno che ospiterà i cardi con una lavorazione profonda circa 40 cm.
- Durante questa operazione interrate nel suolo circa 3 Kg di letame maturo per metro quadro per esser certi che le piante abbiano nutrimento a sufficienza per tutto il ciclo colturale.
- A maggio trapiantate il cardo mantenendo 1 metro di distanza sia tra le file che tra i singoli vegetali sulla fila; da qui in avanti, seguite le piante annaffiandole con regolarità e mantenendo pulito il suolo dell’orto dalle erbacce.
- Appena comincia l’autunno iniziate le operazioni di imbianchimento, un lavoro che si effettua con le piante in campo al fine di migliorarne l’appetibilità e l’aspetto esteriore, ecco come si fa:
- riunire le foglie di ciascuna pianta e legare il cespo così formato in 2 - 3 punti;
- posizionare della paglia tutt’attorno alla vegetazione mantenendo libera la porzione apicale;
- chiudere il cespo entro un telo plastico;
- accostare della terra alla base della pianta.
L’imbianchimento può durare dai 15 ai 45 giorni, l’importante è raccogliere il cespo di cardo quando questo si presenta di un invitante bianco avorio, caratteristica che determina la buona riuscita dell’imbianchimento e il momento migliore per assaporare il cardo.
In Italia i primi a coltivarlo son stati gli antichi Romani
Il cardo (Cynara cardunculus var. altilis) è una pianta appartenente alla famiglia delle Asteraceae e parente stretto del carciofo (Cynara scolymus).
Originario dell’Africa centrale e successivamente diffuso nell’area Mediterranea, viene coltivato da millenni: sono molte le testimonianze che dimostrano come gli antichi Romani avessero un debole per il cardo, tanto da inserirlo tra gli alimenti più pregiati dell’epoca.
Nei secoli successivi si perse un po’ d’interesse per il vegetale in alimentazione umana, seppur i suoi semi venissero utilizzati per cagliare il latte e produrre formaggio.
Torna nelle tavole intorno al 1500 e un secolo più tardi ricominciano le testimonianze scritte in cui viene descritto come un alimento prelibato. In particolare negli scritti culinari piemontesi, dove il cardo viene indicato come ingrediente fondamentale della bagna cauda.
Di lì in poi l’ortaggio ha lasciato il posto ad altre verdure, divenendo sempre più un alimento di nicchia utilizzato per lo più per tradizione durante le feste.
Un decennio fa sembrava che il cardo fosse destinato a rimanere relegato all’interno di orti familiari o di produttori in zone vocate e invece dell’ultimo periodo l’ortaggio ha attirato l’interesse di molti grazie alla possibilità di realizzare bioplastiche con le sue fibre.
Nella cucina tradizionale e non solo!
I piccioli di cardo, dopo l’opportuno imbianchimento e l’asportazione delle foglie, si presentano di un colore bianco-avorio, pronti per esser assaporati in moltissimi modi.
- Non si può che cominciare parlando della bagna cauda, una salsa calda tipica del Piemonte composta principalmente da aglio e acciughe in cui tradizionalmente si intingono cardi sbollentati, rape di Caprauna, peperoni e topinambur.
- In Basilicata cucinano i cardi con le uova;
- In Abruzzo e nelle Marche si prepara la zuppa di cardi, una ricetta molto simile a quella della zuppa di carciofi. Questo ortaggio sta benissimo con i formaggi: li avete mai assaggiati gratinati al forno? Provateli, sono una vera e propria prelibatezza!
- Il cardo è l’ideale anche per preparare risotti o minestre, noi vi consigliamo vivamente di assaporare la zuppa con topinambur e cardi durante una fredda serata invernale, sarà un vero e proprio toccasana. Certo perché il cardo non è solo buono, fa anche benissimo!
Composto in gran parte di acqua, è ideale nelle diete dimagranti perché non apporta molte calorie; parallelamente presenta anche una buona dotazione di fibre, componente capace di migliorare il lavoro dell’intestino e aiutare chi soffre di stipsi.