Il pistacchio è un albero da frutto conosciuto sin dall’antichità, tanto che pare venisse coltivato dagli antichi Sumeri, i quali esportarono questa coltura dalle zone a Sud del Mar Caspio al bacino del Mediterraneo.
Specie rustica e resistente, produce ad anni alterni anche senza molte attenzioni, se non qualche potatura. A Natale volete portare in tavola i pistacchi raccolti dal vostro albero?
Scoprite con noi come si coltiva questa pianta e se fa veramente al caso vostro.
Conosciamo meglio quest’albero!
Il pistacchio (Pistacia vera) è un albero da frutto che in Italia viene coltivato quasi esclusivamente in Sicilia, seppur esistano pistacchieti anche in Basilicata, Calabria, Puglia e Sardegna.
- Pianta a foglia caduca, si presenta come un alberello di circa 5 metri d’altezza che, tra aprile e maggio, produce fiori a pannocchia di color rosso.
- Alla pari del kiwi, è una specie dioica: ciò significa che esistono individui vegetali che producono solo polline (definiti maschili) e alberi che sviluppano unicamente fiori fertili (cosiddetti femmina).
- Le piante fecondate producono frutti riuniti in grappoli che, tecnicamente, prendono il nome di drupe. Le drupe altro non sono che l’insieme di seme (la parte del frutto che si consuma), guscio e una polpa a funzione protettiva di color rossastro che racchiude seme e guscio, quella che i botanici definiscono “mallo”.
- L’albero cresce molto bene in ambienti poco umidi in cui non ci sia il rischio di gelate tardive; la pianta resiste molto bene al freddo (fino a - 20 °C non subisce danni) ma i suoi fiori sono molto sensibili e le basse temperature li danneggiano irrimediabilmente pregiudicando il raccolto.
- Anche in fatto di suolo, il pistacchio non ha particolari preferenze, l’importante è evitare suoli freschi o in cui ci sia il rischio di ristagno idrico; chi ha a disposizione un terreno profondo, però, potrà notare le differenze: in questa tipologia di suolo, l’albero cresce in modo imponente e migliora drasticamente la propria produttività.
Pistacchio, la pianta dalla a alla zeta
- Sistemate i vegetali distanziandoli a distanza di 5 metri, sia sulla fila che tra le file, e cominciate a effettuare le opportune potature per impalcare la pianta a ”vaso libero”, una forma di allevamento che prevede un fusto ad altezza contenuta e una chioma aperta e ariosa che si diparte da 3 branche principali.
- Durante la vita del vegetale è bene asportare i rami vecchi o danneggiati, ricordando, però, che le gemme da frutto si formano principalmente sul legno di 2 anni e che il pistacchio è soggetto ad alternanza produttiva: per questi motivo si è soliti effettuare una potatura leggera durante gli anni produttivi, più decisa durante gli anni di magra.
- La coltivazione dura parecchio anche perché questa specie produce tantissimo per oltre 30 anni. Per fare in modo che la pianta dia il suo meglio, provvedete a sarchiare il suolo durante le stagioni calde e ad annaffiare le piante durante i periodi di siccità, ne guadagnerete a suon di ceste di frutta.
- Anche se le piante raggiungono la piena maturità 10 anni dopo la messa a dimora, il primo raccolto può essere effettuato dopo 5 o 7 anni dal trapianto. La raccolta si effettua in più riprese, da metà agosto a settembre inoltrato, e prevede:
- raccolta a mano dei frutti,
- smallatura, asportazione del mallo tramite appositi macchinari,
- asciugatura del raccolto sistemandolo al sole per 3 - 4 giorni,
- sgusciatura, ossia la rimozione del guscio legnoso,
- pelatura per eliminare la membrana rossastra che racchiude il seme,
- essiccazione dei semi verdi, quelli che tutti conosciamo come pistacchi.
Ingrediente versatile e tradizionale
Solitamente consumato a fine pasto come frutta secca, insieme a noci, mandorle, noce pecan e nocciole, il suo colore verde smeraldo unito a un sapore unico, lo rende un alimento ricercato ma anche un ingrediente versatile in cucina, tanto da essere protagonista di ricette sia dolci che salate.
In che modo?
- Pensate a un entreè di caramelle di pasta brisée ripiene di formaggio, da rendere croccanti ed appetitose grazie alla granella di pistacchio; nel caso dei primi piatti, invece, non può mancare il pesto di pistacchi, che in molti indicano come “pesto di Bronte”, l’ideale quando si vuole preparare una pastasciutta condita con i sapori di Sicilia.
- Se invece amate le rivisitazioni, perché non provate a cucinare la carbonara vegana con piselli e pistacchi? Non ce ne vogliano i puristi ma questo piatto è troppo buono per non essere assaggiato.
- Proprio come accade quando si prepara il tonno in crosta di pistacchio, un piatto veloce e sfizioso che prevede di saltare in padella un trancio di tonno dopo averlo opportunamente ricoperto con la granella verde.
- Arrivati a fine pasto, di certo non mancheranno i dolci: è l’abbinamento ideale a ricotta, cioccolato, miele, panna e caffè; ma c’è anche chi lo sfrutta per preparare il gelato e chi ne fa creme per torte di tutti i tipi.
- In pasticceria, questo ingrediente è utilizzato per lo più sotto forma di granella come guarnizione ai cannoli siciliani, un dolce tipico della Trinacria che spopola in tutto il mondo, e in svariate portate dolci, come nel caso della crostatina alle pesche e pistacchi.
- Non solo, è ingrediente fondamentale di un’altra eccellenza italiana unica al mondo: la Mortadella Bologna IGP, infatti, prevede l’uso specifico del pistacchio e senza di esso non sarebbe più la stessa.